Albrecht Dürer, Navis Stultorum (in S. Brant, Narrenschiff - 1497)

lunedì 2 febbraio 2015

CoCoCo 2015-1: Fanatismi burocratici e diritto di culto

Qual è lo scopo di un'amministrazione? Complicare la vita dei cittadini con infiniti passaggi burocratici, vincoli insostenibili, norme fuori dalla realtà?
È quanto ci si sta chiedendo in gran parte dei comuni lombardi, all'indomani dell'approvazione delle modifiche alla legge regionale n. 12 del 2005 che, con la scusa di regolare un ambito di evidente importanza e delicatezza, mirano solo a rendere più difficile l’insediamento di nuovi servizi religiosi. La tecnica è evidente: non potendo negare il principio costituzionale dell’eguaglianza delle religioni di fronte allo Stato, si cerca di limitarne l’esercizio attraverso l’assoggettamento a normative edilizie e urbanistiche contorte.
L'intento ostruzionistico è stato chiaramente messo in luce anche dalla recente dichiarazione dell'ex presidente Formigoni, il quale evidenzia come il testo originario, poi modificato, prevedesse addirittura il vincolo che limitava i nuovi luoghi di culto alle confessioni che hanno un'intesa con lo Stato, palesemente incostituzionale; il punto secondo cui un culto per avere diritto a un tempio avrebbe dovuto essere rappresentato a livello nazionale, altro vincolo normativo tendente all'assurdo, e che la decisione di un Comune fosse sottoposta a una consulta regionale. Pur emendata dei suoi dettagli più beceri, la norma rimane viziata da “un eccesso di regolazione, vincoli urbanistici francamente eccessivi, ostruzionistici”.
Il provvedimento contiene infatti disposizioni che prevedono, per tutti i nuovi luoghi di preghiera di qualsiasi confessione, uno spazio per parcheggi grande due volte l’area interessata alla concessione, fino a un «Piano attrezzature religiose» che dovrà essere sottoposto a Vas (Valutazione ambientale strategica) con l’acquisizione del parere di comitati, organizzazioni e rappresentanti delle forze dell’ordine. Ma la norma prevede anche qualcosa di assai controverso come la possibilità di indire un referendum sul nuovo insediamento religioso.
Non è un caso che la Curia di Milano abbia preso le distanze dalla legge lombarda, che rischia di «produrre effetti che vadano al di là delle intenzioni di chi li propone».
Riprendo la valutazione dell’assessore all’Urbanistica del Comune di Como Lorenzo Spallino «La norma impone di approvare il Piano per le Attrezzature Religiose, nuovo componente del Piano dei Servizi, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della legge regionale. Decorso questo termine il piano è approvato unitamente al nuovo Piano di Governo del Territorio. Si tratta di un documento in più, di cui francamente non si sentiva la necessità. Per obiettivi propri di una minoranza politica si rende più complicata la vita delle amministrazioni locali. Quando sono proprio queste a chiedere a gran voce, indipendentemente dagli schieramenti politici, una semplificazione delle procedure».
Invece «La nostra proposta è di avviare un percorso parallelo a quello oggi condotto dalla variante al Pgt in essere, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale che immagino il Governo investirà della questione».
Già l’avvocatura del Consiglio, organo che fornisce assistenza legislativa e legale alla Regione, aveva espresso fortissime critiche a queste proposte dalla maggioranza regionale, evidenziandone i caratteri di incostituzionalità. Secondo l’avvocatura regionale, la libertà religiosa è costituzionalmente garantita e non può esser regolata dalla normativa urbanistica di competenza regionale. Viene inoltre bocciata anche la proposta referendaria poiché avrebbe l’effetto di creare nuovi oneri finanziari, se non per la Regione, per gli Enti Locali presenta «evidenti profili di criticità sotto il profilo della possibile violazione dei principi costituzionali dei diritti inviolabili della persona e del diritto all’uguaglianza».
Come già rilevato in sede di dibattito, questo provvedimento è frutto dell'islamofobia della Lega e dei suoi alleati del centrodestra che, nel tentativo irresponsabile di impedire la realizzazione di moschee, rischiano di ostacolare chiunque intenda esercitare pubblicamente il proprio culto, compresi i cattolici, limitando nei fatti la libertà di tutti. Questa legge non risolve un solo problema e non limiterà il proliferare di irregolarità. I musulmani continueranno a pregare per strada, negli scantinati o in centri culturali spesso fatiscenti e difficili da controllare, come hanno fatto fino ad ora. Verranno colpite, invece, tutte le altre confessioni religiose, compresa quella cattolica, che dovranno sottostare agli aggravi burocratici introdotti con questa legge. Sarà molto più difficile costruire nuovi luoghi di culto o semplicemente cambiare destinazione d'uso di edifici già esistenti. È mai possibile che per avere un nuovo oratorio si dovrà effettuare la valutazione ambientale strategica? Questa legge è un clamoroso errore, utile solo a fomentare lo scontro tra cittadini, prima che tra religioni, esattamente ciò che fa comodo alla Lega.
Del resto, è proprio quello che dice l’associazione dei Comuni, l’Anci lombardo. Lo spiega il presidente, e sindaco di Monza, Roberto Scanagatti: «La cosiddetta “legge anti-moschee”, oltre a contenere ancora dei profili che sollevano dubbi di incostituzionalità, sicuramente complica ulteriormente l’attività degli enti locali». Inoltre, «lede l’autonomia dei Comuni nella predisposizione degli strumenti urbanistici, aumenterà i costi e aggraverà i procedimenti burocratici».
In sostanza, siamo di fronte ad un assurdo provvedimento, che non sta in piedi e che presto o tardi verrà cassato in sede di valutazione costituzionale. Nel frattempo si ostacola insensatamente l'attività dei comuni e la vita delle comunità religiose di qualsiasi confessione. Alla fine, si dovrà fare marcia indietro, tra ricorsi e difese legali, tempo sprecato e spese varie, però dopo essersi fatti belli agli occhi del proprio elettorato, ammiccando – ormai ci siamo abituati – alla “difesa” contro fantomatiche “invasioni”.
Per questo modo pasticciato e demagogico di operare a livello legislativo, dalla prospettiva comunale, non ringraziamo affatto. Non sono forse proprio questi gli sprechi e i costi inutili della politica che ci potrebbero essere facilmente risparmiati?